Coltivare Mirtilli – Recupero del Capitale Investito – Analisi di Mercato
Introduzione
Le seguenti informazione di cui alla presente relazione risponderanno a pieno alle tue domande e ti guideranno a gettare le basi di una Valutazione oggettiva dei presupposti e requisiti fondamentali per poter redigere il progetto aziendale.
Quest’ultimo assume rilevanza poiché solo dopo averlo redatto, individuato i finanziamenti e calcolato tutto tramite il Business Plan si può passare alla costruzione vera e propria.
Premessa
Innanzitutto, dalle informazioni che mi hai fornito escludo a priori la coltivazione delle Varietà appartenenti al gruppo del Mirtillo Gigante Americano. Questa varietà necessita di:
- impianti molto costosi e strutture antigrandine costose;
- strutture ad Ambiente protetto (serre climatizzate);
- costi alti di manutenzione e personale addetto;
- distanza tra le file e sulle file ampie (impossibilità d’impiego di trattori o difficoltà d’uso);
- concorrenza con grandi aziende e Multinazionali;
- il prodotto viene coltivato in maniera intensiva;
- prezzo del mercato basissimo.
Escluse, dunque, le varietà appartenenti al gruppo del Mirtillo Gigante Americano, segnalo che le varietà più indicate – in base ai dati e le informazioni fornitemi – sono quelle della categoria del Mirtillo Nero, Mirtillo Rosso e Mirtillo Blu.
Quanto ai dati relativi alla produzione, ovviamente, questi dipendono da molteplici fattori, tra i quali:
- varietà scelta;
- sesto d’impianto;
- caratteristiche Chimiche, Fisiche, Biologiche del terreno;
- ecosistema climatico;
- operazioni colturali o lavorazioni del terreno.
La tecnica di produzione
Il mirtillo da frutto è un arbusto perenne, a portamento eretto, con radici poco profonde. Per questo è molto sensibile alla siccità e richiede particolare cura nelle irrigazioni.
Inoltre, non tollera i terreni pesanti, con calcare attivo e con pH elevati, mentre sopporta temperature rigide invernali ed ha, anzi, un fabbisogno di freddo che varia da cultivar a cultivar.
Nei primi due anni la produzione è annullata tramite l’asportazione dei fiori, operazione eseguita per favorire lo sviluppo della pianta, mentre nel 3° e 4° anno la produzione inizia (con 1 kg/pianta in media) per arrivare a regime – dal quinto anno – con una media di 3 kg/pianta, corrispondenti a 6-7 t/ha.
Si tratta di buoni livelli produttivi, congruenti con le tecniche adottate, anche se non eccezionali, considerando che impianti ben condotti in condizioni pedoclimatiche ottimali riescono a raggiungere punte di 5 kg/a pianta.
Sesto d’impianto
La propagazione del mirtillo può avvenire per seme o talea legnosa o semilegnosa.
In commercio si trovano piante già formate, di età variabile dai 9 ai 15 mesi. Prima di procedere alla messa a dimora, dunque, è bene districare e distendere le radici: questo favorirà l’attecchimento e la futura crescita.
Un altro accorgimento da tenere in considerazione subito dopo l’impianto è una tempestiva irrigazione.
Infine, bisogna osservare bene com’è formata la pianta prima di acquistarla.
Le giovani piante di mirtillo in commercio possono presentare diversi rametti che partono dal ceppo. Al momento del trapianto è consigliabile eseguire un contenuto alleggerimento della chioma, eliminando i rametti in eccesso, con particolare riguardo a quelli deboli e sottili.
I periodi ottimali per la messa a dimora sono l’autunno per le piante a radice nuda e la fine dell’inverno e l’inizio della primavera per le piante vendute in vaso.
Il sesto di impianto ottimale per un mirtilleto è di 2-2,5 m tra le file e 1,5-2 m sulla fila. Distanze che cambiano un po’ in funzione della vigoria della varietà prescelta.
Si consiglia di scegliere diverse varietà tra quelle indicate, così da avere una raccolta un po’ scalare e da favorire l’impollinazione incrociata.
Forma di allevamento e potatura
Per la pianta di mirtillo la forma d’allevamento ideale è il cespuglio libero, senza sostegni. Il cespuglio dovrebbe essere formato da 5-6 branche produttive, con accanto 1-2 polloni necessari per il rinnovo.
Gli interventi di potatura mirano a regolare la produzione e, allo stesso tempo, a garantire il rinnovo della pianta.
Questo sistema ti permetterà di abbattere i costi d’impianto e di preparazione all’impianto. Infatti, non presenta nessun tipo di sostegno bensì solo l’utilizzo di teli antigrandine, pacciamatura e impianto a gocce, surclassando i sistemi utilizzati in Italia che richiedono strutture costose con molta manodopera e inutilizzabili in montagna.
Irrigazione e pacciamatura
Irrigazione. Il mirtillo teme la siccità perché ha radici molto superficiali e richiede, quindi, un frequente apporto idrico. Per bagnare il mirtillo bisogna evitare di usare acqua troppo calcarea, che contribuisce a rendere basico il terreno. Attenzione, quindi, a ciò che esce dal rubinetto.
Pacciamatura. Per le piante di mirtillo la pacciamatura è molto indicata, sia per evitare erbe infestanti che per contribuire a tenere umido il terreno. Particolarmente favorevole può essere l’uso di foglie di quercia o aghi di pino (pacciamature acide), che mantengono il pH del suolo corretto per questo frutto di bosco. La pacciamatura deve essere effettuata con bioplastiche.
Dove coltivare i mirtilli
I mirtilli sono una specie che siamo abituati a trovare selvatica in zone di montagna e in genere nel sottobosco, da questo possiamo capire alcune caratteristiche pedoclimatiche peculiari, tuttavia esistono diverse varietà di mirtillo e scegliendo quella giusta si possono far crescere queste bacche praticamente in ogni zona d’Italia.
Clima indicato
In genere le piante di mirtillo prediligono climi freddi poiché temono un eccessivo caldo estivo, mentre resistono senza timore a inverni gelidi. Non per niente è un arbusto che si trova molto diffuso spontaneo in montagna. Nelle zone fresche può stare tranquillamente in pieno sole, con ottimi risultati. L’ideale è tenerli al riparo dal vento.
Terreno adatto
Il mirtillo è una pianta fortemente acidofila, vale a dire che richiede un terreno acido, con ph tra il 4,5 e il 5,3 (vedi come misurare il ph del terreno), questa caratteristica è comune a molti frutti di bosco. Ad acidificare il terreno per prepararlo all’impianto di questi piccoli frutti possono essere varie sostanze: fondi di caffè, torba, aghi di pino, foglie di quercia, zolfo. La terra, inoltre, deve essere drenante, senza ristagni.
Principali malattie del mirtillo
Vediamo adesso quali sono le patologie principali a carico del mirtillo, specie così preziosa e importante per la nostra salute. Nella coltivazione bio è utile riconoscere i primi sintomi di malattia e intervenire tempestivamente. Raccomando, quindi, una frequente osservazione delle proprie piantine.
Antracnosi
Si tratta di una patologia causata da un fungo (Colletotrichum spp.) che può determinare avvizzimenti e marciumi alla pianta, anche a carico dei frutti, e spesso inizia con l’imbrunimento della parte terminale dei germogli e dei grappolini. Delle volte l’antracnosi inizia in campo ma non si vede fino a dopo la raccolta, quando si notano mirtilli di consistenza molle.
Il fungo è favorito dalla stagione umida, le sue spore vengono diffuse soprattutto dal vento, e svernano nei residui colturali infetti. Per questo è importante asportare tutte le parti malate, non soltanto per il presente ma anche per evitare ulteriori infezioni nel futuro.
Monilia del mirtillo
Il fungo Monilinia vaccinii-corymbosi è responsabile della monilia, soprattutto del mirtillo gigante americano, e che si manifesta a partire dalla primavera sulle gemme in germogliamento, che iniziano ad appassire e poi anneriscono. I germogli colpiti si ripiegano ad uncino verso il basso.
In caso di umidità ambientale elevata si può notare anche un’efflorescenza grigiastra, data dalle spore di questo fungo. Inoltre, i frutti che maturano sotto queste condizioni, restano di colore rosato e rugosi, per poi mummificare.
I frutti mummificati che poi cadono a terra sono le fonti principali di inoculo per l’anno successivo, quindi è fondamentale eliminarli per tempo e portali al cumulo per il compostaggio. Se si nota un inizio di infezione a carico di molte piante, è utile intervenire con un prodotto rameico, soprattutto dopo un periodo piovoso.
L’importante è attenersi scrupolosamente a tutte le istruzioni indicate sulle etichette del prodotto acquistato, e non aumentare le dosi consigliate.
Cancri del mirtillo
Diversi funghi possono causare cancri ai piccoli frutti, e nel caso del mirtillo, che si riconosce sulla parte basale dei fusti come alterazioni rossastre, poi bruno-violacee e depresse.
Si possono notare sopra queste alterazioni anche i corpi di diffusione del fungo, fatti a capocchie di spillo e responsabili della sua propagazione. I tralci infetti devono essere sempre potati e anche in questo caso un trattamento rameico può essere utile.
Oidio
L’oidio, o mal bianco, del mirtillo, è causato dal fungo Erysiphe penicillata, e colpisce le parti verdi della pianta provocando la classica patina biancastra che via via diventa polverulenta, sulla pagina superiore delle foglie.
Oltre ad un successivo accartocciamento fogliare, possono anche apparire delle aureole rossastre sempre sulle foglie, ed efflorescenza biancastra anche sui frutti, di conseguenza non più commestibili.
Le infezioni avvengono dalla primavera, favorite da temperature tiepide e dall’umidità dell’aria, ma possono continuare per tutta la stagione vegetativa.
L’oidio si può trattare comodamente con bicarbonato di sodio o di potassio disciolto in acqua, o anche con prodotti a base di zolfo, di cui esistono molti formulati commerciali, da usare sempre leggendo prima le indicazioni riportate sulle etichette e facendo attenzione alla possibile fitotossicità.
Botrite
Il fungo Botrytis cinerea è molto ubiquitario e danneggia varie piante, tra cui la vite e i piccoli frutti. Sul mirtillo causa sintomi simili a quelli della monilia, ovvero imbrunimenti ed avvizzimenti, ma poi si nota il marciume dei frutti coperto dalla muffa grigiastra caratteristica proprio della botrite.
Per contrastare questa malattia funginea è importante trattare per tempo, anche in questo caso, con un prodotto a base di rame.
La clorosi ferrica (non è una malattia)
Può capitare di osservare le foglie di mirtillo perdere il loro classico colore verde e ingiallire. Non è detto che questo sia causato da una malattia, può trattarsi di una semplice fisiopatia, ovvero un problema dovuto a una carenza.
Il caso più frequente è la clorosi ferrica: la mancanza di ferro non rende possibile la fotosintesi e quindi in mancanza di clorofilla le foglie del mirtillo diventano gialle.
IL FRUTTO
I frutti sono di piccole dimensioni (6-8mm, con un peso di 0,25 -0,55 g a frutto). La maturazione avviene dalla fine di luglio ad agosto in nord Italia.
Cresce ad altitudini comprese tra 1500 e 2000 m s.l.m., soffre la siccità estiva e le gelate primaverili tardive e per questo può mostrare una produzione molto variabile di anno in anno.
I prezzi ai raccoglitori sono circa Eur 4.50/5.00 a Kg, mentre vengono venduti al dettaglio da Eur 7.00 a Eur 8.00 a Kg, con punte di Eur 10.00 / 12.00 a Kg in annate di scarsità.
Varietà
Esistono diverse varietà.
Appartenente alla famiglia delle Ericacee, tipologia Vaccinium, questo piccolo frutto boschivo comprende in sé oltre 130 specie diverse.
Le varietà più conosciute (e commercializzate) sono quattro:
Mirtillo nero (Vaccinium myrtillus)
M. rosso (Vaccinium vitis idaea)
Mirtillo blu (Vaccinium angustifolium)
M. gigante americano (Vaccinium corymbosum)
Coltivare Mirtilli – Recupero del Capitale Investito – Analisi di Mercato
QUALI SONO I COSTI DELLA START UP DI UNA COLTIVAZIONE DI UN ETTARO DI MIRTILLI?
I costi per un’azienda sono impossibili da calcolare senza un progetto alla base già fatto o redatto.
Per questo ti indico di seguito i primi passi da muovere, nell’ambito del procedimento burocratico:
- avere i requisiti per poter redigere un progetto;
- redigere un progetto;
- calcolare i costi e il tempo di realizzazione;
- avere l’approvazione del progetto o del finanziamento;
- costruire l’azienda;
- ammortizzare i costi dell’impianto e dei macchinari dal 3° anno;
Inoltre, non avendo prima coltivato tale tipologia di mirtillo, ti consiglio di svolgere prima un tirocinio presso aziende o addirittura visitare azienda portoghesi che sono le più esperte del settore.
Ad ogni modo, ti indico i costi di un’azienda che produce mirtilli per una cooperativa.
Innanzitutto, il prezzo di vendita potrebbe essere diverso in base al target di mercato che vuoi occupare.
Comunque qualsiasi linea di produzione intraprendi, bisogna prima fare un’analisi di mercato che ti darà indicazioni anche sulla bassissima percentuale di competitors.
I risultati economici
I risultati economici ottenuti sono presentati partendo dall’analisi dei costi, analizzando separatamente il costo d’impianto e la relativa quota di ammortamento, il costo di produzione negli anni intermedi e il costo di produzione dell’anno tipo. In seguito si valuterà la redditività della coltura, con particolare riferimento al suo tempo di ritorno.
PARTE 2
La tab. 2 mostra che il costo complessivo di impianto è molto elevato, superando i 42.500 €/ha: di questa cifra la sola struttura per la protezione dalla grandine costituisce il 46%. Peraltro, come anticipato, in coltura questa protezione è ritenuta imprescindibile dagli imprenditori.
Ogni voce di costo calcolata comprende manodopera, macchine impiegate e fattori variabili: ad esempio la messa a dimora delle piante è composta da 6.600 € per l’acquisto delle 2.200 piantine, 600 € per le 60 ore di manodopera e 100 euro per il costo del trattore e rimorchio.
Gli “interessi su costi impianto” rappresentano l’onere annuo dell’investimento, nell’ipotesi che sia realizzato con capitale e risorse interne.
Dal “totale parziale anno 1 e 2” si calcola la quota di ammortamento, in modo lineare, dividendo i costi sostenuti per i 18 anni di vita produttiva (corrispondenti alla vita totale della coltura meno i due anni non produttivi) ottenendo una quota annua piuttosto rilevante, pari a 2.312 € che rappresenta la seconda voce per importanza sul costo totale sostenuto (Tab. 3).
Il costo di produzione unitario, anche nella situazione di non piena produzione (3,83 €/kg), è significativamente inferiore al prezzo liquidato dalla cooperativa nel 2020, pari a 4,30 €/kg, dando origine a un utile molto interessante di 47 centesimi/kg, che diventano ben 1,27€ nella produzione a regime.
Questi risultati ci permettono di affermare che, anche con rese produttive più basse, la coltura risulterebbe comunque conveniente, ricordando che essendo stati remunerati tutti i fattori impiegati in modo adeguato (soprattutto la manodopera con 10 €/h), si tratta di un vero profitto.
PARTE 3
Dall’esame della tab. 3 risulta inoltre evidente che la principale voce di costo è proprio la manodopera in quanto la raccolta è totalmente manuale: questo costo incide per il 58% nel caso di produzioni ridotte e per circa il 73% in quelle a regime. Ciò significa che cambiamenti delle altre fasi produttive non comportano sensibili variazioni del costo.
Peraltro la meccanizzazione della raccolta nei nostri contesti produttivi non sembra al momento proponibile, anche se ne esistono degli esempi nel Nord America e Portogallo.
Trattandosi di una coltura che richiede molte ore di lavoro, è interessante un approfondimento sull’andamento dell’impiego di questo fattore nei diversi anni (Tab. 4): si evidenzia come nella fase di impianto la quantità di manodopera sia compatibile con la normale gestione aziendale, mentre, già negli anni intermedi, e ancor di più nell’anno tipo, la grande richiesta di lavoro per la raccolta renda necessario il ricorso a manodopera esterna.
Considerando la remunerazione della manodopera (10 €/h) e la produttività del lavoro nella fase di raccolta (4,5 kg/ora), ne deriva un costo di 2,22 €/kg per questa sola operazione, su un costo totale a regime pari 3,03 €/kg.
Va ancora osservato come la coltivazione di un ettaro di mirtillo in coltura richieda quasi un’unità di lavoro (0,90 UL) confermando la sua specificità caratterizzata dal forte picco nel momento della raccolta che ne rende difficile l’estensione su scala maggiore.
Recupero del capitale investito
Per quanto riguarda il tempo di ritorno, esso si realizza nel settimo anno, cioè dopo soli 5 anni di produzione, di cui peraltro due con rese non ancora a regime. In particolare, come anticipato, l’utile impiegato in questa valutazione è calcolato come differenza fra ricavi e costi di produzione (Tab. 3) al netto della quota di ammortamento.
Sulla base dei risultati appena descritti, dall’ottavo anno, l’impianto potrebbe essere pertanto dismesso e sostituito con un’altra coltura se le condizioni lo richiedessero, rendendo la scelta di coltivare il mirtillo meno impegnativa e rischiosa.
Considerazioni conclusive
Alla luce di quanto innanzi rilevato circa l’analisi della redditività di impianti di mirtillo condotti con tecniche in aree di montagna, dove tale coltura può integrare o sostituire specie frutticole maggiori, come nel tuo caso il bergamotto, che ha di recente evidenziato problemi fitosanitari che ne limitano la coltivabilità.
Dal caso innanzi descritto si evince che i risultati ottenuti sono eccellenti e in grado di compensare il forte investimento iniziale richiesto. Infatti, l’utile unitario, con gli attuali prezzi liquidati dalla cooperativa oggetto di studio, varia da 0,5 a 1,3 €/kg: si tratta di un margine netto molto elevato, considerato che si sono pagati tutti i fattori produttivi interni ed esterni impiegati.
Va ricordato che il margine minore si riferisce agli anni di non piena produzione, che possono pertanto rappresentare un riscontro “minimo” per le annate peggiori.
Il tempo di ritorno
dell’investimento iniziale (superiore ai 42.000 €/ha), sulla base dei parametri adottati, è di 7 anni: si tratta di un periodo molto breve rispetto alla durata tecnica della coltura (30 anni e oltre) che riduce fortemente la rischiosità dell’investimento rendendolo particolarmente allettante.
Questi risultati, elevato margine e tempo di ritorno ridotto, fanno sì che le risposte ottenute siano particolarmente stabili anche a fronte di significative variazioni del mercato e delle produzioni ottenute.
È interessante ancora notare come tutte le operazioni colturali, sia per l’impianto sia per la gestione, sono normalmente svolte dall’imprenditore con il supporto dei familiari, ma, per la raccolta è necessario ricorrere a manodopera esterna, in quanto il periodo di maturità dei frutti è concentrato e richiede un gran numero di addetti.
Il modello intensivo
Coltivare Mirtilli – Recupero del Capitale Investito – Analisi di Mercato
Da me studiato è attualmente innovativo, in quanto il sistema colturale più diffuso è ancora quello tradizionale, praticato in aree montane e pedemontane, normalmente su superfici più contenute (al massimo 4-5.000 m2), con tecniche simili, sebbene più estensive e meno redditizie. Le principali differenze consistono nell’impiego quasi esclusivo di manodopera familiare, anche per la raccolta, il che è possibile grazie all’impiego di più cultivar di diverse precocità, che consentono di estendere il periodo di raccolta, rendendo questa operazione compatibile con le sole risorse interne.
In questo modello l’investimento iniziale è più contenuto perché, generalmente, non si utilizza alcuna protezione contro la grandine.
PARTE 1
Anche in questo caso i risultati ottenuti sono molto positivi, nonostante la produttività più bassa: infatti la minore produzione è compensata dai prezzi più elevati ottenuti vendendo direttamente, che possono raggiungere gli 8-10 €/kg.
Il mirtillo presenta tutte le caratteristiche di una coltura di successo facendo prevedere la possibilità di una futura espansione anche nel nostro Paese.
Infatti il mercato è in crescita, le aree di diffusione si ampliano – grazie alle nuove cultivar in grado di adattarsi a diversi climi – e la domanda è crescente anche in relazione agli aspetti salutistici ai quali i consumatori sono sempre più attenti.
I risultati economici sono, inoltre, in sintonia con quelli di studi realizzati in contesti molto diversi, come gli Stati Uniti che sono i primi produttori mondiali, e costituiscono un ulteriore conferma delle prospettive di questa coltura.
RIASSUNTO
Coltivare Mirtilli – Recupero del Capitale Investito – Analisi di Mercato
Il lavoro ha analizzato i costi di produzione e la redditività del mirtillo, coltivato secondo un modello intensivo. La coltivazione del mirtillo è in espansione a livello mondiale e anche nel nostro Paese, grazie ai buoni risultati produttivi ed economici.
La redditività degli impianti intesivi è eccellente, con costi di produzione molto inferiori ai prezzi di mercato, e un utile in grado di compensare il forte investimento iniziale.
In particolare l’impianto si ripaga dopo appena sette anni e gli indicatori di redditività sono molto robusti, consentendo di far fronte anche a significativi cambiamenti di mercato o delle produzioni.
Precedenti valutazioni, relative a colture più estensive, mostrano risultati altrettanto positivi, pur con modelli organizzativi più adatti alle piccole imprese, tipiche delle aree marginali, dove questa coltura rappresenta una valida integrazione del reddito.
Infine, con riguardo ai finanziamenti ti consiglio di leggere i seguenti articoli del mio sito per approfondire e di visionare tutte le opportunità monitorando i seguenti siti:
Articolo del mio sito web:
Coltivare Mirtilli – Recupero del Capitale Investito – Analisi di Mercato
- https://www.consulente-agrario.com/come-aprire-unazienda-agricola/
- https://www.consulente-agrario.com/come-aprire-un-azienda-agricola/
- https://www.consulente-agrario.com/elenco-dei-bonus-e-agevolazioni-per-famiglie-e-aziende/
- https://www.consulente-agrario.com/psr-140-milioni-di-euro-per-il-ricambio-generazionale/