Origini
I Beneventani coltivano da sempre una varietà autoctona che prende il nome dall’omonima città “Benevento“.
Si distingue dalle altre varietà italiane per delle peculiarità e per le caratteristiche climatiche in cui viene coltivato. Il Cardo è originario della macchia mediterranea in particolare (Italia meridionale e Africa settentrionale). Si coltiva anche al Nord Italia come in Pianura Padana dove viene impiegato nella ricetta tipica La Bagna Cauda. Viene impiegato in tantissime altre ricette ma noi ci soffermeremo solo sulla più famosa e gustosa ricetta il cardone beneventano.
Video ricetta il Cardone Beneventano
Clima
La pianta è sensibile agli improvvisi sbalzi climatici soprattutto nella fase giovanile. Arresta la crescita alla temperatura di 0°C e muore a temperature sotto 2°C. Le aziende nordiche coltivatrici utilizzano sistemi di protezione dagli sbalzi climatici che al sud vengono poco utilizzati date le condizioni climatiche miti e i terreni soleggiati.
Il cardo è una varietà erbacea perenne anche se molte aziende preferiscono coltivarla come una pianta annuale.
La pianta è molto rustica e si adatta bene a tutti i tipi di terreno, ma tuttavia preferisce i terreni di medio impasto, profondi, freschi, privi di ristagni a pH neutro o pH leggermente alcalino.
Per ottenere un buon terreno bisogna effettuare delle lavorazioni profonde e con abbondanti concimazioni.
Morfologia
Appartiene alla famiglia delle Composite insieme al Carciofo, il Radicchio, il Topinambur e il Girasole.
La pianta è monoica cioè sulla stessa pianta ci sono sia i fiori maschili e quelli femminili. L’impollinazione e la propagazione è entomogama cioè avviene attraverso gli insetti come api e insetti vari che impollinano i fiori e diffondono i semi nell’ambiente facendo nascere delle future piante. L’infiorescenza è un capolino con fiori di colore violetto-azzurro. L’infiorescenza è simile a quella del carciofo ma di dimensioni minori dato che appartengono alla stessa famiglia. Le foglie a seconda delle varietà sono più o meno spinose e pennate aventi il piccolo e le nervature spesse e carnose che costituiscono il prodotto utilizzato nell’alimentazione.
Il cardo è una pianta perenne che solitamente viene coltivata come una pianta annuale esso possiede radici fittonanti e profonde. Cresce in altezza e presenta foglie con picciolo e nervature spesse e carnose che costituiscono la parte commestibile. Le foglie sono pennate superiormente di colore verde cenerino e inferiormente biancastre, molto tomentose. L’infiorescenza è un capolino con fiori ermafroditi di colore violetto-azzurro di varia tonalità. Il frutto è un achenio di colore grigiastro scuro e screziato, unito al calice trasformato per favorire la disseminazione.
Coltivazione nel Beneventano
Coltivazione nel Beneventano
Nel Beneventano i contadini coltivano il cardone in relazione al particolare clima e alla specifica varietà “il cardo beneventano”. Infatti la varietà di cardo beneventano è stata conservata e tramandata dai contadini da generazione in generazione, attraverso il trapianto di piante figlie, che crescono vicino alla pianta madre. Il cardo come tutte le piante producono il frutto e il seme.
Il seme può essere seminato in semenzai nel periodo di fine inverno e/o inizio primavera per poi trapiantarle, in pieno campo appena raggiunta la giusta dimensione durante il periodo (maggio – giugno).
I contadini beneventani coltivano il cardo come pianta perenne, infatti dopo il primo anno di produzione il cardo viene tagliato nei mesi estivi, in modo tale che si sviluppa una pianta figlia che avrà il tempo necessario per la crescita ed essere raccolta nel mese di dicembre periodo in cui viene utilizzato per le varie ricette come il Cardone Beneventano. Solitamente verso ottobre dalle piante lasciate in produzione si sviluppano piante secondare che vendono sfoltite o prelevate per la propagazione in altri campi.
I contadini per mantenere lo stelo del cardone tenero e di colore chiaro. Raccolgono gli steli e li legano in cima in modo tale da proteggere la parte interna che deve rimanere tenera. Invece nelle coltivazioni intensive per evitare la perdita di parte delle coste più esterne, vengono utilizzati dei teli per avvolgere la pianta a protezione dalle avversità climatiche.
La riproduzione per talea rispetto alla semina accorcia i tempi di crescita della pianta. A livello locale i contadini coltivano il cardo come una coltura perenne.
Coltivazione del Cardo
L’inizio della coltivazione può avvenire o tramite la semina o tramite il trapianto di giovani piante ottenute nel semenzaio.
Coltivazione per Semina
Le lavorazioni del terreno sono profonde per favorire lo sviluppo dell’apparato radicale. La preparazione del letto di semina vengono effettuate in autunno.
La preparazione del terreno viene effettuata con un’aratura del terreno e seguita da delle concimazioni distribuendo un ammendante o uno stallatico con un dosaggio di 200 gr/mq.
Successivamente alla lavorazione di fondo vanno eseguite le lavorazioni superficiali di fresatura per affinare il terreno ed eliminare le grosse zolle di terra ed eliminazione delle erbe infestanti.
Viene effettuata una concimazione di pre-impianto distribuendo un fertilizzante granulare 80 gr/mq.
La semina non si effettua nei solchi ma a pastarelle, perché le piante sono molto voluminose. Le pastarelle sono piccole buche distanziate tra di loro 1 m sia sulla fila che tra una fila. La semina viene effettuata tra fine aprile e i primi di maggio con una temperatura minima di almeno 6°C. I semi si interrano a una profondità di 2-3 cm e circa 3-4 semi per buca. Nei climi molto caldi o dove non piove dopo la semina si irriga il terreno. Una volta nate le piantine vengono diradate cioè viene lasciata solo una pianta per postarella, quella più sana e sviluppata.
La quantità di seme è di 400 gr/Ha se si usa una seminatrice di precisione, mentre la quantità di seme 2kg/Ha con la seminatrice normale. Il periodo di semina varia tra Marzo e Giugno; nelle zone a clima freddo la semina avviene verso Giugno mentre nelle zone calde e con poche precipitazioni la semina si effettua Maggio. Dalla semina dopo 2 mesi vedremo nascere le prime piantine (fase di emergenza). La durata di germinabilità del seme è di 5 anni quindi non preoccupatevi per la conservazione del seme non impiegato.
Coltivazione con Trapianto
Le lavorazioni per la preparazione sono le medesime descritte per la coltivazione tramite semina. Una volta affinato il terreno con fresatura e erpicatura siamo pronti al trapianto che avviene nei mesi estivi (Maggio – Giugno).
Successivamente al trapianto viene effettuata un’irrigazione per far si che le piante abbiano gli elementi favorevoli all’attecchimento delle radici.
Lavorazioni Colturali e Imbiondimento
Durante il periodo di crescita delle piante viene effettuata la sarchiatura per eliminare le erbe infestanti.
L’inbiondimento serve a migliorare la qualità del cardone rendendolo tenero, carnoso e saporito. Questo processo viene ottenuto in due modi o tramite la fasciatura o tramite l’interramento.
Il cardone viene sottoposto all’imbiondimento che consiste nel coprire la pianta, dalla parte basale fino a circa i due terzi dell’altezza per proteggerla dalla luce. Esistono diverse tecniche 1° le foglie vengono legate insieme attorno all’asse centrale e quindi rincalzate, addossando alla pianta un cumolo di terra; 2° coricare le piante dentro una fossa scavata di fianco al piede del cardone ricoprendola quindi di terra lasciandone allo scoperto la parte apicale ottenendo cosi il cardo gobbo; 3° avvolgere la pianta con paglia o teli opachi. La durata della tecnica di imbiondimento varia in funzione della temperatura da 2 a 3 settimane.
Svantaggi dell’Imbiondimento
Va eseguito in maniera scalare in base alle previsione della raccolta, in quanto una eccessiva clausura può deteriorare il cardo. Inoltre la pianta non va mai sradicata e legata stretta.
Nella 1° tecnica si avvolge la pianta per circa 2/3 con un telo nero di plastica lasciando la cima scoperta. La 2° tecnica in corrispondenza del piede della pianta si traccia una fossa sufficiente ad accoglierla quasi completamente. Va successivamente sdraiata sul suo fondo e ricoperta lasciando la parte apicale esposta alla luce.
Svolgendo questa operazione bisogna evitare di deteriorarne il colletto e di sradicare la pianta.
Per evitare che la pianta venga a contatto con eventuali parassiti (lumache, limacce, elateridi, ecc.) viene protetta con un telo. Attualmente per non inquinare il terreno vendono utilizzati prodotti e teli in fibra vegetale biodegradabili.
Attraverso quest’ultima procedura la pianta si incurvatura verso l’alto assumendo il caratteristico aspetto di cardo “gobbo”. Questo procedimento consente di mantenere le coste carnose, dolci, tenere e bianche proteggendo la pianta dal maltempo.
La raccolta
Viene effettuata dopo la fase di imbiondimento che dura da 10 – 20 giorni in base alle condizioni climatiche.
La raccolta avviene in genere da settembre fine primavera. Il cardone viene estirpato, privato dalle radici e dalle foglie esterne e mozzato all’estremità. La produzione si aggira in torno ai 150- 200 quintali per ettaro.
Il cardo viene normalmente commercializzato fresco e per uso alimentare. Il cardo trova impiego anche nella filiera energetica per la produzione di Biodisel e la biomassa residuale viene utilizzata per la produzione di energia termica. Dai semi si può estrarre l’olio dal quale si ottiene una farina altamente proteica utilizzata per l’alimentazione degli animali da latte. Dall’olio di cardo si ottengono prodotti impiegabili nel settore della bioplastica, biolubrificanti e nel settore della cosmesi.
Fitopatologie
Il cardo è una pianta molto rustica è difficilmente viene attaccata da parassiti o Fitopatologie. L’unico nemico di questa pianta sono i topi che amano nutrirsi delle sue saporitissime radici. Per evitare attacchi e infestazioni da topi vi consiglio di vedere il video del mio canale YouTube che vi allego a fine paragrafo.
Alcune patologie che si possono riscontrare sono L’oidio, La Peronospora, Il Marciume Batterico e attacchi da lumache. La pianta è talmente resistente alle avversità che generalmente i contadini non effettuano nessun tipo di trattamento.
Le varietà
Le varietà si distinguono in funzione delle dimensioni del rachide o costa (che possono essere piene o semipiene), presenza e consistenza delle spine, colore del rachide che può essere di colore verde o bianco.
Le più diffuse oltre alla varietà di cardo beneventano ci sono lo Spinoso di Tours, il Pieno inerme, il Gigante Bianco Pieno Inerme, il Gigante di Chieri, il Bianco avorio, il Gigante di Cingoli e il Medio inerme a costa bianca.